Ho sempre guardato con un certo reverenziale sospetto la splendida arte del Patchwork.
Reverenziale perchè ne riconosco le difficoltà, apprezzo la capacità di assemblare con millimetrica precisione stoffe apparentemente inassemblabili. Sospetto perchè ho sempre avuto una certa difficoltà a capire il senso di tagliuzzare delle bellissime stoffe per poi ricucirle nuovamente.... mai avrei immaginato di provarci anch'io, ma, appunto, mai dire mai ....i tentativi di Anto di trasmettermi questa sua passione sono sempre stati vani... finchè, durante una insospettabile festa estiva in montagna..... una folgorazione.... voi mi capite......capite di cosa parlo, la voglia irrefrenabile di cimentarsi subito in una nuova tecnica, in un'arte nuova.....
Il log cabin mi ha affascinata, le strisce cucite insieme, il centro per tradizione rosso a richiamare l'idea del focolare, il fatto che lo schema riproduca concettualmente le prime capanne di legno dei coloni, il fatto che, una volta realizzate le piastrelle, a seconda del modo in cui sono disposte cambiano completamente l'aspetto del lavoro..... l'idea mi affascinava ma da qui a realizzarla ce n'è voluto, ho iniziato ad acquistare il materiale, ad informarmi, a guardare tutorial su tutorial, le mie rotelline a macinare, macinare, macinare... e, dopo mesi, eccomi qui: il mio primo imprecicissimo Patchwork, il mio amatissimo Log Cabin, nei toni del verde e del viola, il centro rosso e il contrapporsi di chiari e di scuri come da tradizione.
Log Cabin: Naty
Foto e testo: Naty